admin

Area archeologica di Fratte

L’area archeologica di Fratte è sita su una collina nei pressi del fiume Irno, non lontano dal sito in cui sorse la Salernum romana, sulla strada che dalla Valle dell’Irno conduceva alla città di Picentia, l’odierna Pontecagnano, in posizione strategica per il controllo dei traffici. La sua scoperta è avvenuta negli anni ’50 durante lavori di ampliamento del centro abitato.

In un primo momento si era teso ad identificare il luogo con Marcina (che oggi si tende ad identificare con un nucleo urbano sorto tra Vietri sul Mare e Cava de’ Tirreni), oggi, in seguito al ritrovamento di monete recanti la dicitura IRNITHA, si ritiene più veritiero il nome di Irna (o Idna).

Il sito risulta occupato sin dal VI secolo a.C., un periodo fiorente per l’area che dalla Penisola Sorrentina arrivava al fiume Sele, sotto il controllo etrusco.

In quest’area infatti gli Etruschi fondarono dodici ricche città (dodecapoli campana) particolarmente votate al commercio: tre principali città costiere, Castellammare, Vico Equense e Vietri sul Mare, che assicuravano l’approdo marittimo alle vicine città dell’entroterra di Pompei, Nocera e Nola, con traffici estesi sui mari. Le altre città della dodecapoli, erano Ercolano, Pontecagnano, Acerra, Capua, Suessola (sito nei pressi di Acerra) e Sorrento.

I ritrovamenti effettuati nell’area di Fratte indicano che la compagine etnica e sociale del luogo doveva essere molto eterogenea essendo presenti, oltre gli Osci (popolazione locale), anche Etruschi e Greci.

Dopo la battaglia di Cuma del 474 (tra Siracusani ed Etruschi), il centro di gravità economico si sposta a sud e Fratte, passata sotto il controllo sannita, diventa un importante luogo di mediazione commerciale tra le città magnogreche di Posidonia ed Elea e la città di Capua.

Verso la metà del V secolo a.C. Il sito vive un periodo di decadenza progressiva che culmina nell’abbandono della città, ma già nel secolo successivo, L’area verrà nuovamente occupata grazie al nuovo ravvivarsi delle rotte commerciali tra le città sannitiche e le città elleniche. Questa nuova fase è testimoniata dalle imponenti tombe a camera affrescate con le tipiche iconografie del mondo campano-sannitico.

Alla metà del III secolo a.C., infine, la fondazione delle colonie di Paestum, Picentia e, nel 194 a.C., di Salernum sancisce, come per l’intera area della Campania meridionale tirrenica, la conclusione della parabola etrusco-italica del piccolo centro.

 

Il sito archeologico

Dove attualmente si sviluppa il centro abitato doveva anticamente situarsi l’Acropoli, nei pressi della quale sono stati ritrovati resti di un vasto edificio munito di vasche e canali per il deflusso delle acque, cosa che fa pensare ad una struttura termale. Altri edifici, non ben identifibili, attendono di essere studiati. Più a nord, nei pressi della ex-fabbrica delle Manifatture Cotoniere Meridionali si estendeva la Necropoli, come risulta dai ritrovamenti di circa novanta tombe dipinte, databili fra il VI ed il V secolo a.C.

Ulteriori ritrovamenti, fra cui il tracciato di una strada in basoli costeggiata da muri in blocchi di tufo, sono stati fatti alle spalle di via Capone: probabilmente si tratta della strada che portava all’Acropoli. In questo stesso scavo furono ritrovate molte statuette votive e i resti di una fornace. Ulteriori scavi hanno rivelato la presenza di un’altra grande Necropoli nella proprietà Mari.

Attualmente la zona archeologica di Fratte è organizzata come un giardino archeologico n cui circa metà dell’area è occupata da resti di edifici databili a partire dal VI secolo a.C. Imponenti sono i desti della necropoli sannitica, con otto tombe in blocchi di tufo grigio locale, di cui due a camera con letti funebri forniti anche del cuscino, ora a sezione triangolare, ora a forma di cilindro.

Nella zona occidentale, una cisterna, vasche di decantazione per l’argilla, una fornace, pozzi e canali, unitamente a vani pavimentati, attestano un’attività di lavorazione dell’argilla locale tra il VI e il V sec. a.C., confermata da lisciatoi, distanziatori, matrici e scarti di lavorazione.

Le annuali campagne di scavo stanno consentendo di articolare più compiutamente la sequenza cronologica nell’area, che ha restituito materiali dell’VIII secolo a.C., e della quale si vanno delineando con sempre maggiore chiarezza elementi di organizzazione urbanistica del VI secolo a.C.

I reperti rinvenuti nell’area, tra cui bellissimi esempi di sculture equestri in tufo ed oggetti di uso quotidiano sono conservati presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno.

 

APERTURA

Giorni di apertura: dal Martedì alla Domenica (chiuso il Lunedì)

Orario di apertura: 9.00 – 15.00

Ingresso: Libero e Gratuito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *